Il dipinto della “Zingarella”, replica cinquecentesca su tavola dell’opera di Antonio Allegri, ritorna a Correggio in occasione della riapertura del Museo “Il Correggio”, sabato 19 maggio alle ore 15.30. Il direttore del Museo, Gabriele Fabbrici, lo presenterà in anteprima al pubblico nella sala conferenze di Palazzo Principi. Seguirà la visita nella Sala del Mantegna dello stesso Palazzo dove il quadro troverà la sua collocazione finale per i prossimi tre anni (www.museoilcorreggio.com).
Il proprietario ha concesso il prestito al Museo perché il dipinto, di notevole bellezza, non restasse nascosto in una cassaforte e potesse essere fruibile per tutti gli amanti dell’arte. Il quadro, che appartiene a Giuliano Grasselli, è stato sottoposto a restauro conservativo e questi anni di ricerche ne hanno tracciato la storia. Il prof. Rosato Fabbri, esperto di diagnostica d’arte, ne ha stabilito la datazione al XVI secolo, lo stesso in cui operò il Correggio. Sul retro si trova un sigillo di casa nobiliare che il prof. Massimo Oldoni della Sapienza di Roma ha attribuito alla famiglia Carafa, in particolare a Gian Pietro Carafa divenuto Papa con il nome di Paolo IV (1555-1559). La tavola, delle identiche dimensioni dell’originale conservata al Museo di Capodimonte, raffigura la Madonna con il Bambino in una pausa di riposo nel deserto, durante la fuga in Egitto. Due angeli scendono dall’alto e piegano i rami di una palma in modo che i frutti tocchino il terreno e la madre possa raccogliere i datteri. La Madonna porta i capelli intrecciati in una fascia bianca (per questo è definita “la Zingarella”) ed è ripiegata sul Bambino dormiente in un intimo abbraccio protettivo. Fra le fronde fa capolino un coniglio bianco che fece attribuire all’opera anche il nome di “Madonna del coniglio”.
Grazie all’interessamento dell’Associazione Amici di Matilde e del Castello di Bianello, il quadro è stato a Napoli, dove la dott.ssa Marina Santucci del Museo di Capodimonte e la dott.ssa Mariella Utili, direttrice dello stesso Museo, ne hanno accertato la stretta vicinanza all’originale. Altri studiosi si sono soffermati sulla notevole bellezza del dipinto e tra questi anche Emilio Riccomini, grande studioso bolognese del Correggio, che lo ha ritenuto praticamente contemporaneo all’epoca in cui visse lo stesso Antonio Allegri e dipinto da abilissima mano.
Il dipinto della “Zingarella”, replica cinquecentesca su tavola dell’opera di Antonio Allegri, ritorna a Correggio in occasione della riapertura del Museo “Il Correggio”, sabato 19 maggio alle ore 15.30. Il direttore del Museo, Gabriele Fabbrici, lo presenterà in anteprima al pubblico nella sala conferenze di Palazzo Principi. Seguirà la visita nella Sala del Mantegna dello stesso Palazzo dove il quadro troverà la sua collocazione finale per i prossimi tre anni (www.museoilcorreggio.com).
Il proprietario ha concesso il prestito al Museo perché il dipinto, di notevole bellezza, non restasse nascosto in una cassaforte e potesse essere fruibile per tutti gli amanti dell’arte. Il quadro, che appartiene a Giuliano Grasselli, è stato sottoposto a restauro conservativo e questi anni di ricerche ne hanno tracciato la storia. Il prof. Rosato Fabbri, esperto di diagnostica d’arte, ne ha stabilito la datazione al XVI secolo, lo stesso in cui operò il Correggio. Sul retro si trova un sigillo di casa nobiliare che il prof. Massimo Oldoni della Sapienza di Roma ha attribuito alla famiglia Carafa, in particolare a Gian Pietro Carafa divenuto Papa con il nome di Paolo IV (1555-1559). La tavola, delle identiche dimensioni dell’originale conservata al Museo di Capodimonte, raffigura la Madonna con il Bambino in una pausa di riposo nel deserto, durante la fuga in Egitto. Due angeli scendono dall’alto e piegano i rami di una palma in modo che i frutti tocchino il terreno e la madre possa raccogliere i datteri. La Madonna porta i capelli intrecciati in una fascia bianca (per questo è definita “la Zingarella”) ed è ripiegata sul Bambino dormiente in un intimo abbraccio protettivo. Fra le fronde fa capolino un coniglio bianco che fece attribuire all’opera anche il nome di “Madonna del coniglio”.
Grazie all’interessamento dell’Associazione Amici di Matilde e del Castello di Bianello, il quadro è stato a Napoli, dove la dott.ssa Marina Santucci del Museo di Capodimonte e la dott.ssa Mariella Utili, direttrice dello stesso Museo, ne hanno accertato la stretta vicinanza all’originale. Altri studiosi si sono soffermati sulla notevole bellezza del dipinto e tra questi anche Emilio Riccomini, grande studioso bolognese del Correggio, che lo ha ritenuto praticamente contemporaneo all’epoca in cui visse lo stesso Antonio Allegri e dipinto da abilissima mano.