Lo scenario economico e sociale: il futuro del nostro territorio
pubbl.: 5 Giugno 2008 - Ufficio Stampa





Di una visione dello sviluppo diversa si parla a Correggio, a Palazzo Principi, mercoledì 9 luglio, insieme a Duccio Campagnoli, assessore alle attività produttive della Regione Emilia Romagna, a Sonia Masini, Presidente della Provincia di Reggio Emilia, ad Aldo Bonomi, sociologo e autore della ricerca per conto del Comune di Correggio, a Luciano Parmiggiani, direttore del Consorzio Servizi Sociali, e agli imprenditori Arrigo Borghi (BFC srl) e Alessandro Spaggiari (SPAL spa).


Il grande sviluppo che ha attraversato nel corso dell’ultimo secolo il territorio dell’Emilia Romagna, portandola da una delle regioni più povere d’Italia fino a rappresentare uno dei motori del Paese, può essere efficacemente riassunto nel passaggio dalla polenta al cracker. Quest’immagine allude al significativo passaggio da una condizione di privazioni e miseria materiale contenuta nell’iconografia della polenta, fino all’abbondanza e all’opulenza raffigurata dalla confezione plastificata di “snack”. Oggi, questo lungo ciclo di sviluppo socioeconomico, di opportunità, di accumulazione e di ridistribuzione di ricchezza sembra aver rallentato la sua spinta propulsiva non tanto (e non solo) in relazione ai processi di globalizzazione dell’economia e dei mercati, ma soprattutto perché molti di quegli elementi e fattori interni alla comunità locale sono stati consumati dal/nel processo di crescita e di sviluppo stesso. E’ da questa la prospettiva da cui si è partiti per la redazione del Quadro conoscitivo del sistema produttivo locale del Piano Strutturale Comunale dei Comuni di Correggio, Rio Saliceto e San Martino in Rio. IL PSC è infatti inteso come strumento di governance dei processi di sviluppo a scala locale con cui la comunità ragiona su di sé e cerca di “immaginare” il proprio futuro attraverso un processo di auto consapevolezza e di responsabilizzazione sia sul percorso finora realizzato che sulle sue prospettive – in termini di identità territoriale, cluster economici e produttivi, mutamento della composizione sociale, sviluppo di funzioni e servizi urbani – di sviluppo. Le scelte urbanistiche ed i livelli di servizi che ne derivano dovrebbero, da questo punto di vista, strutturare un percorso complementare all’idea di sviluppo stessa. La filosofia e la struttura del PSC è organizzata per rispondere a quattro semplici ma fondamentali domande che interessano le comunità locali: dove siamo, dove stiamo andando, dove vogliamo andare, come possiamo arrivarci.


Domande a cui si è cercato di dare risposta anche attraverso un percorso di ricerca-azione sul territorio che focalizzandosi sul settore economico-produttivo, riconoscendo in esso uno degli assi portanti per la comunità territoriale, si è allargato andando a coinvolgere attori molteplici, testimoni di bisogni e istanze eterogenee. Un percorso che ha permesso di raccogliere nel rapporto di ricerca spunti e analisi in grado di andare al di là delle fredde richieste urbanistiche, per delineare alcuni dei temi che nel prossimo futuro diventeranno fondamentali per le comunità di Correggio, Rio Saliceto e San Martino. Un percorso sul territorio che si è articolato in oltre 40 interviste ad attori locali, che ha visto l’organizzazione di quattro incontri tematici (aree produttive, servizi, formazione e responsabilità territoriale) nei tre comuni e la somministrazione di un questionario strutturato a tutte le imprese manifatturiere del territorio. Tutti elementi di conoscenza importanti per l’attività di ricerca – intervento che ha individuato alcune piste di ragionamento e di lavoro per (re)includere l’economia nella società locale e quindi, di fatto, iniziare a progettare nuova società. Infatti, per arrivare ad una crescita strutturale estesa a tutto il territorio bisogna, come primo elemento bisogna costruire delle valide alternative agli interessi particolaristici e passare dal consenso sugli elenchi delle cose da fare ad una vera coalizione ad agire nella direzione del cambiamento. I testimoni privilegiati interpellati sono stati unanimi nel dichiarare la necessità di fare sistema fra imprese, parti sociali, autonomie funzionali, enti locali. Del resto il tentativo sposato dai Comuni di Correggio, Rio Saliceto e San Martino in Rio di coniugare la domanda del territorio, con l’esigenza di articolare al meglio le strategie future del PSC, si inscrive nella pratica di considerare quest’ultimo strumento non più semplicemente come un meccanismo di regolazione del territorio calato dall’alto ma di contemperarlo con la domanda di cui sono portatori gli attori locali, siano esse imprese, enti locali, autonomie funzionali, associazioni di rappresentanza delle imprese, dei lavoratori o del volontariato. Si tratta perciò di un tentativo di sperimentare una prima forma di pratica compartecipativa alle decisioni che potrebbe trovare ulteriori sviluppi. Un percorso di alleanze territoriali che si deve allargare, andando a coinvolgere in una geometria variabile in grado di mutare a seconda degli obiettivi, anche altri centri dell’area vasta. E’ a Carpi che il riferimento si fa diretto, ragionamenti e progetti sovralocali esistono già da tempo, ora è indispensabile passare ad una vera coalizione ad agire nella direzione del cambiamento, costruendo un percorso chiaro in grado di impegnare entrambi i territori in una crescita complessiva dell’area. Uno dei temi su cui occorrerà operare è il ruolo futuro degli enti comunali, da una parte chiamati a funzioni di microrisposta (la discarica, la strada, l’uso delle risorse idriche, ecc.) e dall’altra parte con medie-imprese locali che spingono verso processi di apertura ad uno spazio che va oltre il territorio locale, il quale deve essere dotato di funzioni adeguate alle reti lunghe della competizione (i saperi, i trasporti, la logistica e la commercializzazione). Le tradizionali funzioni pubbliche di: fornitura dell’area attrezzata per le imprese locali e della viabilità comunale per la movimentazione di merci e persone del posto, si devono integrare oggi con la fornitura di presupposti strategici dello sviluppo territoriale e delle imprese (servizi avanzati, qualità ambientale, formazione qualificata, relazioni tra sistemi territoriali, sostegno all’export, …). Una coalizione per lo sviluppo è la sintesi di tutto questo. Un progetto cioè in cui una pluralità di soggetti possa concorrere alla realizzazione di vantaggi comuni e relativamente stabili. Diventa quindi obiettivo dei Comuni diventare elemento di raccordo tra capitalismo di territorio e capitalismo delle reti, garantendo quei requisiti indispensabili per costruire e riprodurre coesione sociale, ma anche costruendo un percorso in grado di proiettare le comunità economiche – all’interno di quelle reti globali ormai indispensabili per mantenere competitività e benessere economico e sociale. E’ opinione comune che non bastino più fattori – che pure devono essere mantenuti, seppure in altra forma – come l’elevata coesione sociale, il dinamismo dei distretti industriali, la capacità di intraprendere e di produrre. Si deve riuscire a costruire una diversa visione dello sviluppo che si estende a tutti gli aspetti della vita materiale e alla stessa organizzazione del territorio, ne è così coinvolto anche il concetto di identità territoriale.

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Lo scenario economico e sociale: il futuro del nostro territorio
pubbl.: 5 Giugno 2008 - Ufficio Stampa





Di una visione dello sviluppo diversa si parla a Correggio, a Palazzo Principi, mercoledì 9 luglio, insieme a Duccio Campagnoli, assessore alle attività produttive della Regione Emilia Romagna, a Sonia Masini, Presidente della Provincia di Reggio Emilia, ad Aldo Bonomi, sociologo e autore della ricerca per conto del Comune di Correggio, a Luciano Parmiggiani, direttore del Consorzio Servizi Sociali, e agli imprenditori Arrigo Borghi (BFC srl) e Alessandro Spaggiari (SPAL spa).


Il grande sviluppo che ha attraversato nel corso dell’ultimo secolo il territorio dell’Emilia Romagna, portandola da una delle regioni più povere d’Italia fino a rappresentare uno dei motori del Paese, può essere efficacemente riassunto nel passaggio dalla polenta al cracker. Quest’immagine allude al significativo passaggio da una condizione di privazioni e miseria materiale contenuta nell’iconografia della polenta, fino all’abbondanza e all’opulenza raffigurata dalla confezione plastificata di “snack”. Oggi, questo lungo ciclo di sviluppo socioeconomico, di opportunità, di accumulazione e di ridistribuzione di ricchezza sembra aver rallentato la sua spinta propulsiva non tanto (e non solo) in relazione ai processi di globalizzazione dell’economia e dei mercati, ma soprattutto perché molti di quegli elementi e fattori interni alla comunità locale sono stati consumati dal/nel processo di crescita e di sviluppo stesso. E’ da questa la prospettiva da cui si è partiti per la redazione del Quadro conoscitivo del sistema produttivo locale del Piano Strutturale Comunale dei Comuni di Correggio, Rio Saliceto e San Martino in Rio. IL PSC è infatti inteso come strumento di governance dei processi di sviluppo a scala locale con cui la comunità ragiona su di sé e cerca di “immaginare” il proprio futuro attraverso un processo di auto consapevolezza e di responsabilizzazione sia sul percorso finora realizzato che sulle sue prospettive – in termini di identità territoriale, cluster economici e produttivi, mutamento della composizione sociale, sviluppo di funzioni e servizi urbani – di sviluppo. Le scelte urbanistiche ed i livelli di servizi che ne derivano dovrebbero, da questo punto di vista, strutturare un percorso complementare all’idea di sviluppo stessa. La filosofia e la struttura del PSC è organizzata per rispondere a quattro semplici ma fondamentali domande che interessano le comunità locali: dove siamo, dove stiamo andando, dove vogliamo andare, come possiamo arrivarci.


Domande a cui si è cercato di dare risposta anche attraverso un percorso di ricerca-azione sul territorio che focalizzandosi sul settore economico-produttivo, riconoscendo in esso uno degli assi portanti per la comunità territoriale, si è allargato andando a coinvolgere attori molteplici, testimoni di bisogni e istanze eterogenee. Un percorso che ha permesso di raccogliere nel rapporto di ricerca spunti e analisi in grado di andare al di là delle fredde richieste urbanistiche, per delineare alcuni dei temi che nel prossimo futuro diventeranno fondamentali per le comunità di Correggio, Rio Saliceto e San Martino. Un percorso sul territorio che si è articolato in oltre 40 interviste ad attori locali, che ha visto l’organizzazione di quattro incontri tematici (aree produttive, servizi, formazione e responsabilità territoriale) nei tre comuni e la somministrazione di un questionario strutturato a tutte le imprese manifatturiere del territorio. Tutti elementi di conoscenza importanti per l’attività di ricerca – intervento che ha individuato alcune piste di ragionamento e di lavoro per (re)includere l’economia nella società locale e quindi, di fatto, iniziare a progettare nuova società. Infatti, per arrivare ad una crescita strutturale estesa a tutto il territorio bisogna, come primo elemento bisogna costruire delle valide alternative agli interessi particolaristici e passare dal consenso sugli elenchi delle cose da fare ad una vera coalizione ad agire nella direzione del cambiamento. I testimoni privilegiati interpellati sono stati unanimi nel dichiarare la necessità di fare sistema fra imprese, parti sociali, autonomie funzionali, enti locali. Del resto il tentativo sposato dai Comuni di Correggio, Rio Saliceto e San Martino in Rio di coniugare la domanda del territorio, con l’esigenza di articolare al meglio le strategie future del PSC, si inscrive nella pratica di considerare quest’ultimo strumento non più semplicemente come un meccanismo di regolazione del territorio calato dall’alto ma di contemperarlo con la domanda di cui sono portatori gli attori locali, siano esse imprese, enti locali, autonomie funzionali, associazioni di rappresentanza delle imprese, dei lavoratori o del volontariato. Si tratta perciò di un tentativo di sperimentare una prima forma di pratica compartecipativa alle decisioni che potrebbe trovare ulteriori sviluppi. Un percorso di alleanze territoriali che si deve allargare, andando a coinvolgere in una geometria variabile in grado di mutare a seconda degli obiettivi, anche altri centri dell’area vasta. E’ a Carpi che il riferimento si fa diretto, ragionamenti e progetti sovralocali esistono già da tempo, ora è indispensabile passare ad una vera coalizione ad agire nella direzione del cambiamento, costruendo un percorso chiaro in grado di impegnare entrambi i territori in una crescita complessiva dell’area. Uno dei temi su cui occorrerà operare è il ruolo futuro degli enti comunali, da una parte chiamati a funzioni di microrisposta (la discarica, la strada, l’uso delle risorse idriche, ecc.) e dall’altra parte con medie-imprese locali che spingono verso processi di apertura ad uno spazio che va oltre il territorio locale, il quale deve essere dotato di funzioni adeguate alle reti lunghe della competizione (i saperi, i trasporti, la logistica e la commercializzazione). Le tradizionali funzioni pubbliche di: fornitura dell’area attrezzata per le imprese locali e della viabilità comunale per la movimentazione di merci e persone del posto, si devono integrare oggi con la fornitura di presupposti strategici dello sviluppo territoriale e delle imprese (servizi avanzati, qualità ambientale, formazione qualificata, relazioni tra sistemi territoriali, sostegno all’export, …). Una coalizione per lo sviluppo è la sintesi di tutto questo. Un progetto cioè in cui una pluralità di soggetti possa concorrere alla realizzazione di vantaggi comuni e relativamente stabili. Diventa quindi obiettivo dei Comuni diventare elemento di raccordo tra capitalismo di territorio e capitalismo delle reti, garantendo quei requisiti indispensabili per costruire e riprodurre coesione sociale, ma anche costruendo un percorso in grado di proiettare le comunità economiche – all’interno di quelle reti globali ormai indispensabili per mantenere competitività e benessere economico e sociale. E’ opinione comune che non bastino più fattori – che pure devono essere mantenuti, seppure in altra forma – come l’elevata coesione sociale, il dinamismo dei distretti industriali, la capacità di intraprendere e di produrre. Si deve riuscire a costruire una diversa visione dello sviluppo che si estende a tutti gli aspetti della vita materiale e alla stessa organizzazione del territorio, ne è così coinvolto anche il concetto di identità territoriale.

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