Cimitero ebraico

Ubicazione:
Via Davoli, di fianco alla Chiesa della Madonna della Rosa.

Poco meno di un’ottantina di lapidi per ripercorrere alcuni decenni di storia cittadina tra la seconda metà dell’Ottocento e il primo Novecento. Questa, in un’arida sintesi numerica, potrebbe essere la descrizione del ‘nuovo’ cimitero ebraico di Correggio, dove si è concluso un complesso intervento di restauro che l’Amministrazione Comunale ha voluto realizzare in tempi assai contenuti – due anni, dalla definizione del progetto al completamento dei lavori – e che ha visto impegnate, in due distinti stralci consecutivi, le ditte Dina Tacconi di Modena e C.R.C. di Bologna.

Al di là di freddi dati numerici e cronologici, il recupero dell’area cimiteriale ha costituito un momento di primaria importanza nella ‘costruzione’ di un percorso storico che trova espressione nel progetto di ‘museo globale’ al quale l’Amministrazione Comunale sta dedicando, dalla riapertura del Museo Civico (giugno 1999) non poche risorse ed energie.
Il cimitero ebraico quale lo vediamo oggi venne costruito nella seconda metà dell’Ottocento allorché il primo e più antico luogo di sepoltura risultò non più utilizzabile, sia per il progressivo esaurimento dello spazio, sia, soprattutto, per la sua ubicazione all’interno della cinta muraria cinquecentesca, poco discosto dalla Rocchetta, in netto contrasto con le vigenti normative igienico-sanitarie.
Costretti ad abbandonare l’antico cimitero e a lasciarvi i resti degli inumati – non è infatti consentito, tranne eccezioni rarissime, l’esumazione dei cadaveri, – i maggiorenti della comunità ebraica correggese, ottennero di poterne edificare uno nuovo vicinissimo al settecentesco cimitero cristiano della Madonna della Rosa. La connotazione funzionale di quell’area è stata conservata fino agli ultimi quattro decenni del Novecento, quando venne smantellato il cimitero cristiano mentre quello ebraico non era più utilizzato da tempo. Vi rimanevano però le decine di lapidi, in cui ricorrono i cognomi tipici delle famiglie della comunità (Finzi, Sinigaglia, Resignani, Ravà, Forti, Padovani, eccetera).
L’operazione di recupero segna l’inizio di un percorso di carattere storico-culturale complesso e impegnativo: in accordo con la Comunità ebraica di Modena, infatti, nella sala mortuaria verrà allestita una piccola mostra permanente sulla storia della Comunità di Correggio e dei suoi luoghi principali (Sinagoga, cimitero, ghetto), con un apposito apparato documentario e due plastici riproducenti la Sinagoga ottocentesca e il cimitero ‘moderno’.

FRAMMENTI DI CODICI EBRAICI DEI SECOLI XII-XV DELL’ARCHIVIO STORICO COMUNALE E LA COMUNITÀ EBRAICA DI CORREGGIO

Recuperati negli anni 1997-1998 con una complessa operazione di distacco e restauri, tali frammenti fungevano da copertine o rinforzi delle copertine di alcune decine di registri dell’Archivio Giudiziario Civile e Criminale databili tra la fine del Cinquecento e la fine del Seicento. Questo particolare riutilizzo di frammenti pergamenacei si colloca in un particolare e drammatico periodo storico, quando cioè, dalla seconda metà del XVI secolo, per volontà dell’autorità ecclesiastica vengono sistematicamente distrutti gli antichi codici religiosi e letterari delle numerose comunità ebraiche italiane in generale ed emiliane-romagnole in particolare. I fogli pergamenacei così recuperati venivano venduti a legatori, cartolai e tipografi del territorio che ne ricavavano, come si è accennato, copertine per registri forniti poi a notai o Municipalità ed anche bandelle di rinforzo per volumi a stampa.
A partire dalla fine degli Anni Ottanta si è intrapreso, a livello europeo ed italiano, una sistematica opera di ricognizione per individuare “giacimenti archivistici” in cui tali preziosissime testimonianze potessero ancora conservarsi.
Correggio, grazie alle ricerche del Prof. Mauro Perani, coordinatore nazionale della ricerca, si è rivelata particolarmente ricca di tali frammenti, con un numero di poco inferiore ai 150 pezzi, tra cui vere e proprie rarità, talune del tutto eccezionali, quali i frammenti del libro dei Salmi in un manoscritto sefardita (cioè di area spagnola) del XIV secolo, del Commento alla Torah di Levi Ben Gershom (sec. XIV), di uno splendido manoscritto monumentale sefardita dei Salmi del XII secolo, di una Bibbia proto-rabbinica con i commenti di Nachmanide e Rashi (secc. XIV-XV).
E ancora, frammenti di opere cabalistiche di Menachem Recanati (sec. XIV), di un inedito commento di Isaia da Trani ad un trattato rabbinico (secc. XIV-XV) e della prima edizione della Torah stampato in caratteri ebraici a Bologna nel 1482.
Si tratta di un patrimonio di eccezionale interesse per la storia della tradizione religiosa e della cultura ebraica italiane tra Medioevo e Rinascimento.

modif.: 11 Marzo 2015 - Ufficio Stampa

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