Itinerari

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I percorsi attraversano le vie del centro storico di Correggio e sono interamente percorribili a piedi.

1) Dalle antiche porte al Palazzo Municipale.

A) Da Porta Reggio.
Giungendo a Correggio provenienti da Reggio Emilia o da Campagnola, si entra nel centro storico da quella che un tempo fu Porta Reggio. Poco discosta sorge la Chiesa della Madonna della Rosa (fatta erigere dal principe Siro nel 1626) e l’ottocentesco cimitero della Comunità ebraica di Correggio.
Da Porta Reggio si percorre Corso Mazzini, che conserva il caratteristico e antico acciottolato ed è fiancheggiato da eleganti portici lastricati in marmo di Verona. Dopo un centinaio di metri, a sinistra, si apre la piccola Piazza Don Giuseppe Andreoli, delimitata a nord dal Convitto nazionale “Rinaldo Corso” (ex Convento Domenicano eretto a partire dal 1561) e dalla Chiesa di S. Giuseppe (già di San Domenico, sec. XVI, attualmente chiusa per restauri), una delle più imponenti e importanti chiese controriformiste dellapprovincia.
Percorrendo la breve Via Bernieri si giunge in Piazza Giuseppe Garibaldi, già detta “delle Erbe” (per il caratteristico mercato che vi si svolgeva fin dal Cinquecento, delimitata da eleganti fabbricati ottocenteschi, sulla quale si affaccia la Chiesa di San Sebastiano (1591, visitabile su richiesta), con il caratteristico avancorpo porticato (metà del sec. XVII).
Ritornati agli ampi ed eleganti portici di Corso Mazzini, giungendo da Piazza Garibaldi si osserva di fronte in angoloPalazzo Cattini, che chiude questo lato del Corso dandogli l’aspetto di una piazza. Questo palazzo era detto “Banca della Ragione” perché anticamente vi veniva amministrata la giustizia. E’ sormontato dal grande orologio pubblico realizzato nel 1783, i cui originali meccanismi sono oggi sostituiti da congegni elettronici. Nel primo dopo dopoguerra, venne aoddossato alla facciata del palazzo il Monumento ai Caduti, eccellente opera di Leonardo Bistolfi (1923).
Percorrendo i portici di sinistra si giunge a Via Santa Maria. Seguendone il corso di raggiunge, la Chiesa di S. Maria della Misericordia (a sinistra, chiusa per restauri), che ospitò importanti dipinti di Antonio Allegri, la cui origine va collegata all’attività dell’omonima confraternita e dell’Ospedale che vi sorgeva già nel 1316. Voltando a destra, si imbocca Via Borgovecchio, che attraversa l’antica espansione tre-quattrocentesca della città (il “Borgovecchio”, appunto), dai caratteristici bassi portici d’impianto tardo medioevale. Giunti a metà circa della via, sulla destra si gira per attraversare laGalleria Politeama, eretta nel luogo dove sorgeva un cinema del primo Novecento, caratteristica per le decorazioni in terracotta con le effigi di quanti hanno collaborato alla sua costruzione che ornano le colonne di cemento che sorreggono i portici, sbucando in Corso Mazzini a lato del del Palazzo Municipale.
L’edificio, già sede della Confraternita di S. Giuseppe Patriarca, ospitò poi le scuole pubbliche cittadine (1724) ed infine venne scelto quale residenza della municipalità nell 1783. Nell’atrio, lungo l’elegante scalone all’imperiale (derivato dal modello dell’analogo scalone del Palazzo della Pilotta a Parma) sono ospitate diverse lapidi, stemmi, campioni dei materiali e delle misure in uso nel Principato, mentre l’androne e la sala d’ingresso del primo piano sono abbelliti da affreschi e decorazioni ottocentesche dei pittori Luigi Asioli, Andrea Capretti e da un artista noto con il soprannome di “Pesarese”, con raffigurazioni di antichi monumenti cittadini.

B) Da Porta Modena.
Chi giunge a Correggio da Carpi o da Modena entra nel centro storico dall’odierno Piazzale Carducci, l’antica Porta Modena. All’inizio dei portici di sinistra di Corso Mazzini si incontra, in angolo, il fabbricato, oggi sede di un istituto bancario, che fu, dalla prima metà del Settecento agli inizi del Novecento, l’ultima Sinagoga di Correggio, della quale oggi non rimangono vestigia significative.
Di fronte all’ex sinagoga, Via Carlo V conduce ad un imponente edificio in stile Liberty, costruito all’inizio del XX secolo su uno dei bastioni cinquecenteschi – detto di Carlo V – che anticamente proteggevano la città: il Torrione, ricco di decorazioni plastiche in cemento. Voltando lungo Via Borgovecchio si incontra, all’inizio dei portici di destra, la cosiddetta Casa del Correggio, riedificata 1754-55 sull’area in cui sorgeva la vera casa di Antonio Allegri detto il Correggio.
Poco più avanti, si volta per Via del Correggio e si ritorna in Corso Mazzini, a fianco del Palazzo Municipale. Di fronte, sul lato opposto dei portici (a sinistra, per chi proviene direttamente da Piazzale Carducci), sorge Palazzo Bellelli (sec. XIX), che porta il nome di un ottocentesco benefattore locale, che ingloba un preesistente edificio del XV secolo, come testimoniano archi a sesto acuto di antiche botteghe artigiane, elegantemente decorati, nei sottarchi, con motivi floreali relizzati a tempera su muro, di cui rimangono purtroppo solo alcuni lacerti.

3) Il centro storico.
Uscendo dal Palazzo Municipale, si imbocca Via Antonioli, che corrisponde grossomodo al passaggio che in epoca medioevale collegava il Castello al Borgo, dove sorge l’elegante Palazzo Contarelli, costruito nel 1762.

Si giunge in Piazza S. Quirino, ricavata dal riempimento dell’antico fossato di difesa, sulla quale nel 1880 fu posto un pregevole Monumento ad Antonio Allegri, opera dello scultore ticinese Vincenzo Vela.
La Chiesa risale alla seconda metà del XVI secolo. La facciata fu compiuta solo nel 1782, assumendo infine l’attuale aspetto classico dopo un intervento effettuato nel 1964. L’interno, la cui decorazione dipinta a cassettoni venne realizzata tra Ottocento e Novecento da artisti modenesi e locali (Emilio Meulli), è a tre navate con volta centrale a botte e dodici cappelle laterali con copertura a cupoletta. L’ampio presbiterio è preceduto da una scala aperta ed è rialzato sulla cripta. Tra le numerose opere d’arte presenti nella Basilica sono da ricordare un capolavoro di Domenico Fetti, la Visione di San Martino (1616), terza cappella lato destro, e le importanti tele di Girolamo Donnini l’Assunta e i Santi Michele, Quirino e Romano (1735), nel presbiterio, e la pala giovanile Madonna con Bambino e San Francesco da Paola (undicesima cappella lato sinistro). Il catino absidale è ornato dall’affresco San Quirino in Gloria di Luigi Asioli (1843), autore anche di Angeli dipinti della volta del presbiterio. Ai lati, due grandi cantorie in legno dorato e intagliato (1613): su quella di sinistra è collocato il monumentale organo costruito da Bernardino Virchi e intagliato da un ignoto maestro cremonese (1612).
La Torre campanaria (sec, XIV) addossata alla Chiesa è, in realtà, il baluardo superstite dell’antico castello di Correggio il cui perimetro giungeva, appunto, fino a quest’area.
Immediatamente dopo ci si immette nel lungo Corso Cavour, l’antica Piazza Castello, che fu centro della vita cittadina fino al secolo scorso, quando l’arrivo della ferrovia a Correggio comportò la trasformazione della piazza in un viale d’accesso alla stazione.
All’inizio del Corso si eleva lo splendido Palazzo dei Principi, il maggiore edificio rinascimentale della città, fatto costruire da Francesca di Brandeburgo, vedova del conte Borso da Correggio e nipote di Barbara di Hohenzollern marchesa di Mantova. Nel 1508, data che compare nel fregio affrescato che orna la ‘Sala del Mantegna’, il Palazzo doveva ormai essere terminato, almeno nella sua parte anteriore. Il completamento dell’edificio avvenne probabilmente entro la fine del XVII secolo.
La facciata è delimitata ai lati da due paraste in marmo che recano in alto due grandi scudi a testa di cavallo, spicca un elegante portale scolpito, tra i più preziosi esempi del genere di tutta la regione
Nel grande cortile porticato si notano due vere da pozzo, di cui una reca lo stemma dei da Correggio, il nome del Conte Giberto e la data 1507. Sotto il porticato è collocato il monumentale leone marmoreo facente parte di un monumento funerario romano del III-IV secolo d.C.
Al piano terreno la ‘Sala dei Putti’ è decorata da un fregio affrescato raffigurante un corteo di Amorini e lunette con figure allegoriche, mentre le attuali sali espositive presentano lunette con paesaggi e scene mitologiche del tardo Cinquecento. Al piano nobile, che ospita il Museo Civico (chiuso perchè in corso di restauro; opere di Mantegna, Correggio, Ghisoni, Madonnina, Galanino, Donnini, Pedretti, Soderini, Asioli, Malatesta e collezione di arazzi fiamminghi del XVI secolo) spicca una sala oggi nota come ‘Sala del Mantegna’ (dalla tela del Maestro che vi è esposta), conosciuta anche come ‘Sala del Camino’ o ‘Sala Magna’, impreziosita da un soffitto a cassettoni e, immediatamente al di sotto, da un fregio affrescato scandito da raffigurazioni assai complesse. L’autore deve essere ricercato nel complesso ambiente ferrarese-mantovano.
Il Palazzo dei Principi è la sede delle Istituzioni Culturali cittadine (Biblioteca “Giulio Einaudi”, Archivi storici e Museo Civico “Il Correggio”).
Adiacente al Palazzo si trova il Teatro Comunale “Bonifazio Asioli” intitolato al musicista correggese Bonifazio Asioli. L’elegante edificio in stile neo-classico fu costruito sulle rovine di un preesistente Teatro distrutto nel 1889 da un violento incendio che inglobava i resti del quattrocentesco Palazzo di Nicolò Postumo da Correggio, di cui rimane traccia inuno splendido fregio con raffigurazioni di tornei cavallereschi della fine del XV secolo.
La tradizione teatrale a Correggio esisteva già da alcuni secoli e fin dalla metà del sec. XVII poteva contare su un’apposita sede ricavata dal Palazzo di Nicolò da Correggio prima ricordato.
Proseguendo lungo il Corso, si ammirano sulla destra l’imponente edificio del Convento delle Monache di SAanta Chiara) e subito dopo, ma sulla sinistra, l’elegante Palazzo Cagarelli (che sorse sulla vecchia Rocca dei da Correggio). Adiacente al Palazzo si osservano i resti della Rocchetta fatta costruire come forte interno da Guido VI da Correggio (anteriormente al 1372), demolita parzialmente sul finire dell’Ottocento per realizzare il collegamento con la Stazione Ferroviaria. Nell’edificio, oggi sede dell’Ostello della Gioventù, si possono ammirare, sul retro, alcuni merli, frammenti di beccatelli con archetti e decorazioni in cotto. Poco più avanti sorge il complesso detto Divina Provvidenza, casa di riposo per anziani, elegenate edificio Liberty del primo Novecento.
Di fronte si imbocca Via Marconi, dove sorge la bella facciata seicentesca dell’antico Ospedale cittadino. Svoltando poi per Via del Carmine e Via Azzo da Correggio si giunge ad un piccolo slargo dove sorge il complesso della Chiesa di S. Francesco (in restauro) uno dei più antichi e notevoli monumenti della città, costruito, nelle attuali forme, tra il 1467 e il 1485.
La facciata, nello stile tipico delle chiese francescane, si presenta in forme semplici e spoglie, appoggiata su robusti pilastri-contrafforti, con un portale in cotto a tutto sesto sovrastato da un rosone e, poco sotto la cuspide centrale, un motivo decorativo a carena.
L’interno è a tre navate con cappelle laterali (sei per lato), con volte a crociera a costoloni che conservano traccia delle decorazione pittorica quattrocentesca. Pregevoli gli otto capitelli, che campeggiano sulle colonne che sorreggono l’arco delle tre cappelle absidali, attribuiti allo scultore Antonio da Reggio, gotici e protorinascimentali. In alto, al centro delle crociere del presbiterio due tondi scolpiti policromi, che forse risalgono all’edificio preesistente alla grande ristrutturazione di fine Quattrocento, raffigurano San Francesco e il Padre Eterno benedicente.
Vi fu sepolto, nel 1534, Antonio Allegri detto il Correggio che per questa chiesa aveva dipinto la Madonna di San Francesco e il Riposo durante la fuga in Egitto.
Annesso al complesso chiesastico é l’ampio fabbricato dell’antico Convento con cortile interno e portico esterno sul lato ovest, progettato dall’architetto Francesco Cipriano Forti (1760), che sostituì l’antico edificio conventuale eretto nei secoli XV-XVI. Oggi ospita il polo liceale correggese.
Dal complesso di san Francesco si può proseguire lungo Via Roma, dal tipico andamento curvilineo che segue le tracce di un antico fossato a protezione della città trecentesca, percorrendo gli ampi e alti portici sei-settecenteschi finoa ritornare in Corso Mazzini. Si segnala, sulla sinistra a circa metà della via, l’ottocentesco edificio dell’Ospedaletto (costruito in occasione delle epidemia di colera della metà dell’Ottocento).
Ritornando invece sui propri passi, si imbocca Via Benedetto Cairoli e la si segue fino alla Piazzetta delle Suore, così detta per il massiccio edificio delConvento delle Monache Cappuccine (sec. XVI, tuttora sede di un convento di clausura delle Clarisse Cappuccine) e l’annessa Chiesa di S. Chiara,eretta nel 1666 in stile borrominiano. L’interno, di forma ovale, è abbellito da ricche decorazioni plastiche (statue e stucchi) barocche.
Sul lato di fondo della Piazzetta, a fianco della Chiesa si trova l’ampio complesso dell’ex Chiesa e Convento dei Carmelitani, edificato nel XVII secolo, ma profondamente rimaneggiato.
Ritornati su Via Cairoli, si imbocca Via del Filatoio, così detta per la presenza, tra Seicento e Settecento, di opifici per la lavorazione della canapa, del trucciolo e della seta. Si può proseguire lungo la via fino a tornare in Piazza San Quirino, oppure, voltando a destra su Via Casati e percorrendo quello che fu l’antico ghetto degli ebrei, sfociare nuovamente su Corso Cavour, di fronte al Teatro Municipale.

Un itinerario lungo la presenza e l’assenza dell’acqua a correggio.

Benché non appaia subito evidente, la forma del nostro territorio è legata indissolubilmente alla presenza dell’acqua. La localizzazione degli insediamenti, la viabilità, la tipologia agraria derivano direttamente dalla natura mutevole dei corsi d’acqua, e dalla ineludibile necessità di regimarli e di sfruttarne la forza. La rete di opere idrauliche, formata da cavi, canali fossi e navigli, assieme ai manufatti collegati come ponti, chiuse, botti, impianti di sollevamento, rappresentano solo l’ultima testimonianza dell’impegno continuo dell’uomo padano per stabilizzare un equilibrio fra acqua e terra. Impegno iniziato già nell’età del bronzo, proseguito in età etrusca e romana, quando il terreno è stato “centuriato”, ripreso nel Rinascimento e definito nelle attuali conformazioni solo un secolo fa.
Oggi, dell’ambiente naturale originario non rimane niente, ma vi sono zone, rinaturalizzate spontaneamente o ancora una volta dalla mano dell’uomo, che oggi ci ripropongo lo scorcio di un antico paesaggio, dominato dall’acqua, che realmente (ma sembra una metafora) dopo tanto tempo, riemerge in superficie e ritorna visibile.

Itinerario:

Partendo dalla Ex Stazione Ferroviaria, si entra nel Parco Urbano.
Elemento di raccordo, per pedoni e ciclisti, fra Centro e Periferia Sud, il Parco apre la prospettiva urbana verso la campagna. Attraversandolo, da nord a sud, si ripercorre l’evoluzione vegetale e ambientale del paesaggio padano a partire dall’era Terziaria: piante rappresentative e fisionomia del terreno evocano l’alternarsi di ambienti umidi e secchi che si sono susseguiti nel tempo. Il laghetto grande (ex cava di argilla) ci offre subito un’immagine delle nostre origini: la grande massa d’acqua che riempiva il golfo Padano, prima che fosse riempito dai depositi alluvionali quaternari; ma anche le paludi, che occupavano gran parte del nostro territorio nel Medio Evo e si sono mantenute fino al completamento delle opere di bonifica.
Per contrasto con questo ambiente originario, si può osservare, risalendo l’argine in fondo a Via Finzi, il paesaggio risultante dall’azione dell’uomo. Dalla “Botte di sotto”, manufatto idraulico che consente al Canale di Fazzano di superare il Cavo Argine, si apre un territorio agricolo piatto e ordinato, attraversato da una rete di canali paralleli: gli antichi terreni incolti, boscosi e paludosi, sono stati bonificati fin in epoca romana. La centuriazione costituisce la profonda ristrutturazione delle campagne padane a seguito della colonizzazione romana: a partire dall’asse della Via Emilia la Pianura è suddivisa in centurie di 710 m di lato su cui sono insediate, in media, 2 fattorie. Le strade tagliavano radialmente questa trama. Via Botte rappresenta uno degli assi qui quali è costruito il sistema delle centuriazione dell’area compresa fra Fazzano – Lemizzone – S. Martino n Rio.
Risalendo il percorso del Cavo Argine verso sud ovest, dove si incontrano esemplari vegetali ormai rari quali l’Iris giallo e il giunco fiorito, si raggiunge l’Oasi di Via Imbreto a Budrio. Quest’Area di riequilibrio ecologica di oltre 13 ettari è occupata per il 40% da un invaso residuo della coltivazione di una cava d’argilla a cielo aperto, riempitosi nel tempo di acque sorgive e meteoriche.
L’interesse floristico attuale dell’oasi è creato soprattutto dalla presenza di siepi spontanee di olmo campestre e dalle consociazioni tipiche arboreo-arbustive della bassa pianura padana. La presenza dell’acqua porta con se le specie tipiche delle zone umide di pianura: oltre al canneto-tifeto è presente in estensione minore il cariceto. Tra le fioriture più interessanti: il tulipano silvestre, la menta acquatica, il muscari azzurro, il cipollaccio.
Spostandosi verso la Strada Statale 468 di Budrio, si attraversa il Cavo Naviglio, piegando in Via Villacorta e successivamente in Via Ruota, si incontra un filare di olmi: si tratta di uno degli ultimi esempi di filare a bordo strada che caratterizzavano, fino a pochi decenni fa gran parte delle strade di pianura.
Superato il Ponte di Marina sul Cavo Naviglio (strettoia artificiale, per difendere dalle tracimazioni del Cavo l’abitato di Correggio) e proseguendo per Via S. Prospero e Via Macero si raggiunge il complesso estrattivo di S. Prospero-Fonsdondo. Le notevoli potenzialità naturalistiche del polo estrattivo sono state scoperte osservando la rivegetazione spontanea, con conseguente colozzazione animale, che si andava verificando nella ex Cava Casanova. Intorno all’invaso si è infatti sviluppata una fitta saliceta spontanea dove sono presenti specie ormai rare nella pianura reggiana. Successivamente si è rilevata la colonizzazione da parte di specie più esigenti, ma sempre tipiche della vegetazione potenziale spontanea della zona (acero campestre, biancospino, corniolo, sanguinello). Il patrimonio botanico della zona è stato arricchito dall’impianto di varie siepi alto-arbustive, che dal punto di vista ecologico costituiscono “zona di rifugio” per numerose specie animali, ormai quasi estinti nelle zone di pianura a causa della mancanza di ambienti naturali.
Seguendo il percorso della ex ferrovia che collegava Correggio con Bagnolo e Carpi, si può rientrare in centro storico lungo una suggestiva pista ciclabile. Ai lati della pista, a seguito di un intervento di rivegetazione, si sta sviluppando un’interessante siepe che ripristina quella che si era istaurata spontaneamente dopo la soppressione della linea e che in anni recenti è stata distrutta, ad eccezione di un ultimo tratto nel territorio di Bagnolo.
Proseguendo invece verso ovest, e girando in Via Fornacelle verso Canolo, si incontra un filare di farnie (quercia di pianura le cui foreste anticamente ricoprivano la Pianura Padana), alcune delle quali secolari. Se il nome della via deriva dalla presenza di diverse fornaci per la produzione di laterizie e vasellame, quello della strada successiva (via Sanguineto) deriva dal tipo di vegetazione(arbusti e sterpaglia) che in età alto medievale caratterizzava la zona.
Riprendendo la pista ciclabile che da Canolo va verso il Centro, attraversato il ponte sul Naviglio, si percorre Via Carletti. Attualmente la via riveste un notevole interesse ambientale sia per i parchi delle ville presenti che per le siepi che la fiancheggiano.

modif.: 11 Marzo 2015 - Netribe Redazione

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