Battaglia di Fosdondo: domenica 18 aprile il 76esimo anniversario.
Domenica 18 aprile si ricorda il 76esimo anniversario della Battaglia di Fosdondo, scontro a fuoco avvenuto il 15 aprile 1945.
Alle ore 10 deposizione dei fiori, da parte del sindaco di Correggio, Ilenia Malavasi, sui cippi ai caduti, con accompagnamento di Gabriele Andreoli, della banda cittadina “L. Asioli”.
Nel rispetto delle normative vigenti e delle disposizioni per il contenimento dell’epidemia da coronavirus, l’iniziativa non è aperta al pubblico.
A seguire, alle ore 11,15, nella chiesa parrocchiale di Fosdondo, Santa Messa.
La Battaglia di Fosdondo, accanto al combattimento di Fabbrico del 27 febbraio, è riconosciuta come il più importante fatto d’armi di tutta la Resistenza nella pianura reggiana.
I fatti: la mattina del 15 aprile 1945, i partigiani vengono a conoscenza che un notevole carico d’armi è fermo a Gazzata. Si incaricano d’andarlo a prelevare Sergio Fontanesi (Mauser) insieme a Giacomo Pratissoli (Aldo). Verso mezzogiorno un gruppo di fascisti, proveniente da Bagnolo e diretto a Correggio, cattura Ennio Bassoli (Musco). I partigiani del distaccamento di Fosdondo li attaccano, permettendo al prigioniero di fuggire, ma, nel primo pomeriggio, i fascisti bagnolesi, facendo ritorno al proprio presidio, si fermano a Fosdondo cominciando a perquisire case e cittadini. Proprio in questo momento arrivano Musco e Aldo, seguiti da altri partigiani con il carico d’armi. I fascisti fermano i due e li uccidono. I partigiani, a loro volta, aprono il fuoco: alcuni fascisti rimangono uccisi e altri si ritirano nella chiesa da dove continuano a sparare, tanto che i partigiani decidono di chiamare rinforzi, tra cui un distaccamento G.A.P.
A questo punto l’eco della battaglia si è ormai propagata a tutto il territorio circostante e i fascisti convogliano sul luogo circa 300 uomini, accerchiando i partigiani. Mentre si avvicinano, i fascisti gridano alcuni nomi di battaglia tra cui Carburo (Paride Caminati) e Diavolo (Germano Nicolini): il primo, credendo che si trattasse di compagni, si alza e si avvicina, ma pochi metri dopo viene raggiunto e ucciso da una scarica di mitra. Non molto distante anche il giovane Luciano Tondelli (Bandiera) viene ucciso dal fuoco nemico. Il comandante Diavolo dà quindi ordine ai suoi di sganciarsi, ma Angiolino Morselli (Pippo) non si muove dalla propria postazione e tiene impegnato il nemico permettendo così ai compagni di ritirarsi e di salvarsi, a costo della propria vita.
Il bilancio della giornata: cinque partigiani e due civili uccisi, tre i feriti.
Battaglia di Fosdondo: domenica 18 aprile il 76esimo anniversario.
Domenica 18 aprile si ricorda il 76esimo anniversario della Battaglia di Fosdondo, scontro a fuoco avvenuto il 15 aprile 1945.
Alle ore 10 deposizione dei fiori, da parte del sindaco di Correggio, Ilenia Malavasi, sui cippi ai caduti, con accompagnamento di Gabriele Andreoli, della banda cittadina “L. Asioli”.
Nel rispetto delle normative vigenti e delle disposizioni per il contenimento dell’epidemia da coronavirus, l’iniziativa non è aperta al pubblico.
A seguire, alle ore 11,15, nella chiesa parrocchiale di Fosdondo, Santa Messa.
La Battaglia di Fosdondo, accanto al combattimento di Fabbrico del 27 febbraio, è riconosciuta come il più importante fatto d’armi di tutta la Resistenza nella pianura reggiana.
I fatti: la mattina del 15 aprile 1945, i partigiani vengono a conoscenza che un notevole carico d’armi è fermo a Gazzata. Si incaricano d’andarlo a prelevare Sergio Fontanesi (Mauser) insieme a Giacomo Pratissoli (Aldo). Verso mezzogiorno un gruppo di fascisti, proveniente da Bagnolo e diretto a Correggio, cattura Ennio Bassoli (Musco). I partigiani del distaccamento di Fosdondo li attaccano, permettendo al prigioniero di fuggire, ma, nel primo pomeriggio, i fascisti bagnolesi, facendo ritorno al proprio presidio, si fermano a Fosdondo cominciando a perquisire case e cittadini. Proprio in questo momento arrivano Musco e Aldo, seguiti da altri partigiani con il carico d’armi. I fascisti fermano i due e li uccidono. I partigiani, a loro volta, aprono il fuoco: alcuni fascisti rimangono uccisi e altri si ritirano nella chiesa da dove continuano a sparare, tanto che i partigiani decidono di chiamare rinforzi, tra cui un distaccamento G.A.P.
A questo punto l’eco della battaglia si è ormai propagata a tutto il territorio circostante e i fascisti convogliano sul luogo circa 300 uomini, accerchiando i partigiani. Mentre si avvicinano, i fascisti gridano alcuni nomi di battaglia tra cui Carburo (Paride Caminati) e Diavolo (Germano Nicolini): il primo, credendo che si trattasse di compagni, si alza e si avvicina, ma pochi metri dopo viene raggiunto e ucciso da una scarica di mitra. Non molto distante anche il giovane Luciano Tondelli (Bandiera) viene ucciso dal fuoco nemico. Il comandante Diavolo dà quindi ordine ai suoi di sganciarsi, ma Angiolino Morselli (Pippo) non si muove dalla propria postazione e tiene impegnato il nemico permettendo così ai compagni di ritirarsi e di salvarsi, a costo della propria vita.
Il bilancio della giornata: cinque partigiani e due civili uccisi, tre i feriti.