Don Luigi Ciotti, cittadino onorario di Correggio
pubbl.: 1 Marzo 2010 - Ufficio Stampa

Don Luigi Ciotti ha ricevuto, sabato 27 febbraio, in un Teatro Asioli gremito, la cittadinanza onoraria di Correggio che il consiglio comunale ha votato all’unanimità. Dopo il saluto del presidente del consiglio comunale, Dino Storchi, è stata Arianna Tegani, insegnante del Liceo Corso, a introdurre la giornata. Tegani ha ricordato il percorso “Legali e solidali” che ha caratterizzato il lavoro svolto da alcune classi dello stesso “Liceo Corso”, dell’ITS “Einaudi” e del Convitto Nazionale “R. Corso” (impegno che ha portato alla proposta stessa di conferimento della cittadinanza onoraria a Don Ciotti): “L’incontro che abbiamo avuto con Don Luigi in occasione della festa del Primo Maggio 2008 è stato fondamentale. Da quel momento abbiamo cominciato a interrogarci, a studiare, ad approfondire e abbiamo avuto l’occasione di partecipare a momenti davvero emozionanti, come quello con Rita Borsellino, e di toccare con mano e da vicino il lavoro svolto dalle cooperative di “Libera”. Come studenti e insegnanti abbiamo compiuto un cammino che ci lascia adesso la voglia di non essere disillusi, non non arrenderci alla superficialità e alla banalità e di avere la voglia e la capacità di indignarci ancora di fronte alle ingiustizie e alla violenza mafiosa”.
Il sindaco Marzio Iotti nel conferire a Don Ciotti il riconoscimento ha ricordato come “nella nostra storia abbiamo attribuito poche cittadinanze onorarie e, di solito, sempre a qualcuno che, tramite la propria opera, ha portato lustro alla città, contribuendo a diffondere il suo nome nel mondo. Questa volta invece è diverso: Don Luigi Ciotti, infatti, tramite i contatti e le occasioni di incontro di questi anni non ci ha arricchiti con un’opera o un segno materiale, ma con qualcosa di non tangibile ma, per certi aspetti, molto più importante in questi tempi difficili: la speranza”.
Don Luigi Ciotti, quindi, ha saputo davvero entusiasmare il numeroso pubblico composto dai suoi nuovi concittadini, più volte in piedi ad applaudire il suo intervento appassionato. “Qualcuno a volte può chiedersi perché un prete debba occuparsi di lotta alla mafia”, ha spiegato. “Ma il perché lo si capisce, per esempio, scorrendo con la memoria quelle immagini indimenticabili di Papa Giovanni Paolo II quando, alla Valle dei Templi, dopo aver incontrato la famiglia del giudice Livatino, assassinato dalla mafia, pronunciò parole durissime nei confronti dei clan e di tutti coloro che ancora vedevano nel rispetto alla Chiesa una caratteristica della mafia. La Chiesa, pur con tutte le sue contraddizioni, deve intervenire ogni volta che un essere umano e la sua dignità sono minacciati con violenza. Come ha scritto proprio il giudice Rosario Livatino in una pagina di diario: “Alla fine non ci verrà chiesto se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili”.
Don Ciotti ha poi ricordato l’esperienza di “Libera”, l’associazione da lui fondata che si occupa di promuovere giustizia e legalità, lavorando le terre confiscate ai mafiosi. “Si tratta di tante persone”, ha ricordato Don Ciotti, “che credono che la formula vincente sia racchiusa nella parola noi e mai nel termine io. Da soli infatti non è possibile fare nulla. La mafia la si combatte insieme, affiancando la magistratura, che deve rimanere indipendente, le forze dell’ordine che quotidianamente svolgono un lavoro incredibile, e promuovendo e difendendo fino in fondo i valori della nostra Costituzione. Qualcuno oggi parla di legalità sostenibile, intendendo con questa definizione una legalità che ha valore a seconda se gli conviene o no. Andando invece oltre il concetto di legalità dobbiamo assumerci l’impegno dell’educazione alla responsabilità, di cui la legalità è un aspetto e la profondità l’altro: andare in profondità nelle cose, non fermarsi alla banalità e alla superficialità, sono gli ingredienti che servono per avvicinarci all’obiettivo finale, che è quello della giustizia”.

CorreggioProssim@mente


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Don Luigi Ciotti ha ricevuto, sabato 27 febbraio, in un Teatro Asioli gremito, la cittadinanza onoraria di Correggio che il consiglio comunale ha votato all’unanimità. Dopo il saluto del presidente del consiglio comunale, Dino Storchi, è stata Arianna Tegani, insegnante del Liceo Corso, a introdurre la giornata. Tegani ha ricordato il percorso “Legali e solidali” che ha caratterizzato il lavoro svolto da alcune classi dello stesso “Liceo Corso”, dell’ITS “Einaudi” e del Convitto Nazionale “R. Corso” (impegno che ha portato alla proposta stessa di conferimento della cittadinanza onoraria a Don Ciotti): “L’incontro che abbiamo avuto con Don Luigi in occasione della festa del Primo Maggio 2008 è stato fondamentale. Da quel momento abbiamo cominciato a interrogarci, a studiare, ad approfondire e abbiamo avuto l’occasione di partecipare a momenti davvero emozionanti, come quello con Rita Borsellino, e di toccare con mano e da vicino il lavoro svolto dalle cooperative di “Libera”. Come studenti e insegnanti abbiamo compiuto un cammino che ci lascia adesso la voglia di non essere disillusi, non non arrenderci alla superficialità e alla banalità e di avere la voglia e la capacità di indignarci ancora di fronte alle ingiustizie e alla violenza mafiosa”.
Il sindaco Marzio Iotti nel conferire a Don Ciotti il riconoscimento ha ricordato come “nella nostra storia abbiamo attribuito poche cittadinanze onorarie e, di solito, sempre a qualcuno che, tramite la propria opera, ha portato lustro alla città, contribuendo a diffondere il suo nome nel mondo. Questa volta invece è diverso: Don Luigi Ciotti, infatti, tramite i contatti e le occasioni di incontro di questi anni non ci ha arricchiti con un’opera o un segno materiale, ma con qualcosa di non tangibile ma, per certi aspetti, molto più importante in questi tempi difficili: la speranza”.
Don Luigi Ciotti, quindi, ha saputo davvero entusiasmare il numeroso pubblico composto dai suoi nuovi concittadini, più volte in piedi ad applaudire il suo intervento appassionato. “Qualcuno a volte può chiedersi perché un prete debba occuparsi di lotta alla mafia”, ha spiegato. “Ma il perché lo si capisce, per esempio, scorrendo con la memoria quelle immagini indimenticabili di Papa Giovanni Paolo II quando, alla Valle dei Templi, dopo aver incontrato la famiglia del giudice Livatino, assassinato dalla mafia, pronunciò parole durissime nei confronti dei clan e di tutti coloro che ancora vedevano nel rispetto alla Chiesa una caratteristica della mafia. La Chiesa, pur con tutte le sue contraddizioni, deve intervenire ogni volta che un essere umano e la sua dignità sono minacciati con violenza. Come ha scritto proprio il giudice Rosario Livatino in una pagina di diario: “Alla fine non ci verrà chiesto se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili”.
Don Ciotti ha poi ricordato l’esperienza di “Libera”, l’associazione da lui fondata che si occupa di promuovere giustizia e legalità, lavorando le terre confiscate ai mafiosi. “Si tratta di tante persone”, ha ricordato Don Ciotti, “che credono che la formula vincente sia racchiusa nella parola noi e mai nel termine io. Da soli infatti non è possibile fare nulla. La mafia la si combatte insieme, affiancando la magistratura, che deve rimanere indipendente, le forze dell’ordine che quotidianamente svolgono un lavoro incredibile, e promuovendo e difendendo fino in fondo i valori della nostra Costituzione. Qualcuno oggi parla di legalità sostenibile, intendendo con questa definizione una legalità che ha valore a seconda se gli conviene o no. Andando invece oltre il concetto di legalità dobbiamo assumerci l’impegno dell’educazione alla responsabilità, di cui la legalità è un aspetto e la profondità l’altro: andare in profondità nelle cose, non fermarsi alla banalità e alla superficialità, sono gli ingredienti che servono per avvicinarci all’obiettivo finale, che è quello della giustizia”.

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